Borgo di Castelnuovo
castenuovo
 

Castelnuovo

Fino alla metà del '300 anche Castelnuovo seguì le vicende politiche di tutto il comprensorio riminese fra Conca e Foglia, segnato dal solco del torrente Ventena. I Canonici di Rimini già nel 1202 affittavano a un certo Bernardo "de Castro Novo" un manso di terra esteso 15 tremissi. Questo podere era posto poco distante da Castelnuovo, nel plebato di Trappola e nella cappella di Santa Maria in Fabbrica (oggi Gerone di Tavoleto). Quindi Castelnuovo risulta costantemente sotto il dominio religioso e anche amministrativo del vescovo di Rimini. A questi subentrò poi il comune riminese e così via, nel 1223 anche Castelnuovo risulta aggregato alla "bailìa" di Montescudo. Nella seconda metà del '200 il vescovo Giacomo pretese la restituzione di i suoi antichi castelli, fra cui Saludecio, Castelnuovo, Inferno, Pian di Castello, Ripassana e Valle Avellana, Girone. Dispersa la famiglia signorile dell'Auditore, i Malatesti di Rimini cominciarono a dominare tutto il contado, compreso Castelnuovo: nel 1331 papa Giovanni XXII concedette loro tutti gli ex beni vescovili fra cui anche Monte Fiore, Castelnuovo, Scorticata e Sogliano.Dalla seconda metà del '300 fino al 1797, cioè per oltre quattro secoli, Castelnuovo rimase legato alle vicende storiche di Pesaro, anziché a quelle di Rimini, come un'isola amministrativa. La causa di questo strano assetto territoriale risale alla politica di spartizione a scacchiera fra i vari rami della famiglia malatestiana. Nel 1361 Castelnuovo faceva ancora parte del contado riminese perché la comunità locale era tenuta a curare la cosiddetta "strada regalis" fra Rimini e Urbino. Dopo il testamento di Malatesta l'Antico (15 ag. 1364) e la divisione dei suoi figli, Castelnuovo toccava a Pandolfo, con Gradara, Montefiore e Pesaro. Da allora in poi Castelnuovo restò nel dominio dei Malatesti di Pesaro. Nella pace col conte Antonio di Urbino (1380 ), Malatesta figlio di Pandolfo si impegnava per Gradara, Castelnuovo e altri suoi possedimenti. Nel 1445 Galeazzo Malatesti di Pesaro rinunciava alla sua signoria in favore di Alessandro Sforza, fratello del duca di Milano. Con Pesaro e Gradara anche Castelnuovo seguì le sorti della nuova e delle successive signorie, almeno fino all'invasione francese del 1797.In epoca medioevale Castelnuovo ebbe una consistente popolazione. Nel 1371 la comunità venne censita per 25 fuochi (famiglia imponibili): un po' meno di Tavoleto ma più di Auditore, che contavano rispettivamente 30 e 21 fuochi.

1989 Francesco Lombardi - Girolamo Allegretti - Auditore - Comune di Auditore

Castelnuovo

Si trova sopra la valle del Ventena ed è un centro rurale, sul confine tra la Provincia di Pesaro e Rimini. Il paese è abbandonato, una cinquantina di case costeggiano il sentiero sterrato. La storia del borgo sembra risalire al sec. XI°, nel XIII° sec. fu feudo della mensa vescovile di Rimini, in seguito passò ai Malatesta che vi costruirono le mura di difesa, e successivamente ai Duchi di Urbino. A Castelnuovo restano possenti tratti delle fortificazioni risalenti ai secoli XIV° e XVII°, ci sono travi sul colle che anticamente ospitava il castello. In basso sulle mura si trovano diverse aperture, porte d'ingresso per umide grotte che un tempo funzionavano da magazzino. Poco più avanti c'è la chiesa, con l'alto campanile, uno dei pochi edifici in buone condizioni. Tra mura e chiesa, sulla strada una rustica fontanella.

Provincia Di Pesaro e Urbino Assessorato al Turismo

Castelnuovo

Sorse nell’XI secolo come borgo rurale arroccato su di un’altura che domina la vallata sottostante, a quel tempo ricca di stupendi boschi. Come risulta dalla descrizione della provincia fatta al tempo di Galeotto Malatesta (1300), Castelnuovo aveva 35 fuochi, dal che si deduce, se teniamo conto che Tavoleto ne aveva 40, Ripamassana 16, Valle Avellana 24, Auditore 31, e San Giovanni 18, che certamente era da considerarsi uno degli agglomerati rurali più importanti della zona. Nel XIII secolo divenne feudo della Mensa Vescovile di Rimini ed in seguito passò sotto il Comune. Il suo Console Giovanni Ranieri nel 1223 prestava giuramento ai riminesi di aiuto militare fornendo tutti gli uomini validi dai 14 ai 70 anni per combattere le mire espansionistiche del Duca di Urbino. In seguito nel I332 venne dal Comune ceduto ai Malatesta i quali vollero ad ogni costo difendere questa zona di confine col creare una cintura di fortificazione allo scopo di ritardare o impedire l’avanzata del nemico verso i più importanti castelli di Montefeltrio e San Giovanni in Marignano. Lo fortificarono costruendovi delle grosse mura in pietra e lo trasformarono in un Borgo Fortificato. Di qui forse il nome di Castelnuovo in quanto solo ora, da borgo rurale, assurgeva alla dignità di Castello. Dopo la sconfitta dei Malatesta ad opera ad opera di Pio II, anche Caselnuovo venne aggregato al Ducato di Urbino conservando l’indipendenza comunale e inviando un rappresentare in Urbino. Attualmente Castelnuovo, offre al visitatore il triste e desolante esempio dell’ abbandono caratteristico di molte zone rurali. L’antico borgo fortificato è stato totalmente abbandonato, le abitazioni e l’antica Chiesa completamente rovinati e ridotti a un cumulo di macerie. Di tante famiglie che qui fino a qualche decennio fa vivevano, legate all’ambiente rurale e ai suoi proventi, oggi non restano che venti persone, fra breve, forse più nessuno …”

Tratto da G. Timperi, A ritroso nel tempo fra vecchie cose, Urbania 1978

 

La mappa del Catasto Pontificio

 

La patente di Capitanato

 

Il quadro del Mingucci del 1625

 

La carta geografica del Mingucci
Borgo di castelnuovo - Concorso  
 

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